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Banca dati nazionale contratti pubblici, un maxi database per l’ANAC

Banca dati nazionale contratti pubblici ANAC

 È una ANAC nuova e con nuovi compiti quella che il governo ha rafforzato attraverso il PNRR: adesso non si occupa solo di anticorruzione, ma vigila su tutto il sistema degli appalti con l’obiettivo primario non soltanto di colpire le irregolarità ma di organizzare il tutto in modo che di irregolarità ce ne siano il meno possibile, e che il sistema di spesa dei miliardi che l’Ue ci sta garantendo attraverso i fondi di Next Generation Eu vengano utilizzati presto, in modo trasparente e con effetti che vadano ben oltre l’orizzonte del 2026”.

Così il Presidente dell’ANAC, Giuseppe Busia, ha sottolineato come l’Autorità si ponga tra i propri obietti oggi anche la vigilanza sull’impiego dei fondi europei, in particolare sui fondi di Next Generation Eu, nonché sulle direttive delineate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), nella consapevolezza della straordinaria portata di tali mezzi quale occasione di cambiamento e miglioramento del Paese. 

Due le finalità perseguite dall’Autorità Anticorruzione in questo ambito:

  1. Assicurare un controllo affinché i contratti vengano stipulati in osservanza delle regole sulla trasparenza, sia in ottica di tutela dei cittadini – i quali devono essere messi in condizione di comprendere in che modo i fondi sono investiti – che di salvaguardia della concorrenza – a garanzia di un mercato quanto più equilibrato possibile.
  2. Supportare il cambiamento strutturale del mercato che il nostro Paese ha deciso di mettere in atto con la gestione dei fondi innanzi citati. Sottolinea al riguardo il Presidente dell’Autority come uno Stato che sceglie di investire su prodotti eco-friendly e di tecnologia avanzata (i.e. bandi per aziende che investono in energia rinnovabile; bandi di gara per la realizzazione di strade “smart”, dotate di infrastrutture digitali per incrementare servizi di mobilità intelligente), indirizza il mercato verso un “circolo virtuoso in cui crescono nuove imprese, si rinnovano quelle esistenti, tutte portano sul mercato beni e servizi a maggior valore aggiunto e sono più competitive anche all’estero. I posti di lavoro che offrono sono più qualificati. I cittadini utenti-consumatori hanno beni e servizi di livello superiore”.

Si comprende bene allora quanto rilevante sia il ruolo di chi è chiamato a controllare a che quegli investimenti avvengano in modo corretto e rispettoso delle regole per evitare distorsioni nel percorso tracciato.

In quest’ottica l’ANAC ha introdotto una banca dati unica che ha quale finalità, da un lato, di consentire – secondo una “visione sistematica” – il controllo di regolarità delle aziende che concorrono alle gare di appalto e, dall’altro, di attuare “una prima verifica circa la sussistenza dei requisiti per l’accesso ai bandi”.

Sul piano operativo la Banca Dati assicura l’associabilità dell’impresa che partecipa ad un bando al suo titolare, anche attraverso l’intreccio di dati presenti in altri archivi (es. INPS ed Agenzia dell’entrate) in modo da rilevare con immediatezza eventuali elementi di anomalia nella relativa posizione. 

La piattaforma, insieme agli strumenti di analisi ad essa connessi, segnala in tempo reale ogni anomalia dell’impresa che, qualora irregolare, viene esclusa dalla procedura.

In tal modo si garantiscono sia le esigenze di rapidità insite nell’attuazione del PNRR, che i necessari controlli sulla regolarità delle procedure al fine di prevenire infiltrazioni illegali. 

La banca dati, improntata a principi di trasparenza, è accessibile a tutti, anche ai cittadini.

Sotto tale profilo L’autorità Anticorruzione sottolinea come: “L’arma della trasparenza, (..) permette il controllo pubblico preventivo degli appalti, a chi vengono assegnati, con quali garanzie. Proprio al fine di una maggiore controllabilità l’ANAC chiede al governo e al parlamento di introdurre l’obbligo della dichiarazione del titolare effettivo delle società che partecipano alle gare per gli appalti. In tal modo le Pubbliche amministrazioni possano conoscere chi effettivamente sta dietro le scatole cinesi che spesso coprono il vero titolare della società che vince l’appalto, evitando così corruzione e riciclaggio. Tale obbligo c’è in alcuni punti della normativa antiriciclaggio. Occorre inserirlo anche nel codice degli appalti”. 

Quella della dichiarazione sulla titolarità effettiva potrebbe costituire un’importantissima innovazione in materia di appalti pubblici, soprattutto in relazione alla possibilità di ricostruire la catena di comando all’interno di organizzazioni più o meno complesse, in cui la complessità è talvolta creata ad arte per celare il reale beneficiario dell’operazione. 

In realtà, accanto all’obbligo dichiarativo andrebbe riconosciuto alle stesse stazioni appaltanti anche il potere, in sede di gara, di approfondire la titolarità effettiva in caso di dubbi sulla dichiarazione, ad esempio mediante l’impiego – diretto od indiretto – di banche dati non pubblicamente accessibili e, dunque, riservate. 

Avv. Adamo Brunetti

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